SPAROLANDO

28.11.05

Quando ci vuole (la prima pagina) ci vuole

Ho appena aperto il sito dell'Ansa, una fra le più importanti agenzie di informazione operanti sul territorio nazionale. In home page è comparsa una notizia di assoluto rilievo internazionale, che trovo doveroso condividere con voi.
Berlino: "IL SESSO IN GERMANIA? UNA COPPIA SU 6 MENO DI UNA VOLTA AL MESE".
[...] [A stabilire questo è stata una ricerca] del'Istituto di psicologia dell'Università Georg August di Gottinga, in Bassa Sassonia.

E fin qua poco male: evidentemente anche le tr0mbate teutoniche avranno la loro importanza, e mi par giusto che la stampa le pubblicizzi, soprattutto in vista delle future vacanze estive, dove orde di Valkirie insoddisfatte scenderanno agl'italici lidi, e branchi di vitelloni arrapati avranno di che sfogare, ed ammortizzare, questi 6 mesi invernali di palestra, diete e raggi UVA che nemmeno l'equipaggio dell'Apollo 11 come preparazione all'allunaggio...!

Ma la mia sorpresa più grande è stata nel leggere questa affermazione del Ricercatore Capo, lo psicologo Peter Breuer:
"Abbiamo preso in considerazione un periodo di quattro settimane come termine di riferimento nella convinzione che molte coppie, come abbiamo dimostrato poi anche empiricamente, ha rapporti sessuali meno di una volta a settimana"
Empiricamente?! ... in che senso empiricamente? Chi ha dimostrato cosa?!?! ... lo sapevo ... avrei dovuto studiare psicologia!

Ps: aggiungo qui sotto la famosa caricatura del padre della psicanalisi Sigmund Freud ... vedete un po' voi se non è un'immagine esplicativa!

Contro chi ha in ischifo il parlar di merda a tavola

Questo è un mio scritto di qualche anno fa, però mi piace così tanto che lo metto pure nel blog!

Fortuna mia volle che un fatal giorno mi imbattessi in un libello, redatto nella 2^ metà del XVII sec da un anonimo.

Essendo l’argomento dello scritto di grande rilevanza per la storia del pensiero moderno, sento il dovere morale di darlo alle stampe, e di proporlo, nonostante la sua vetustà, come viacolo di profonde e costruttive meditazioni per il lettore contemporaneo.

Sicché ve lo trascrivo così come lo trovai:

“Trouo spesso ne le libagioni jente de fine gusto e de garbo, che ritiensi dotta e saviente, epperò incapace de demostrar congruenza tra la canoscienza e ‘l saver portarsi bene.

Capitommi un jorno di cenar alla ricca mensa de lo Eccellentissimo Marchese de XXX [il nostro autore lascia nell’anonimato anche i personaggi della sua opera (n.d.R.)], ivi stavasi, tra li Nobili Ospiti de lo fastoso palazzo, un Gran Conte con la moglie Sua, dotta Dama da li modi vaghi e jentili. Mangiati li lauti antipasti venni a discorso col Signor Conte, ‘l quale dicevami che li peveroni ripieni de prugne in salsa de spigola hanno l’assai uggiosa qualità de provocar, a ‘l Suo debole intestino, graue lavoro, costringendoLo a passar ore sovra ‘l pitale, e tutto questo per l’ingrato frutto de duo stronzoli de dimesioni pari ad un danaro de arijento.

La Contessa, donna che tutti tengono per colta e dotta assai sovra ogni argumento, stavasi seduta tra me ‘l Suo Nobile consorte, hauendo ascoltato ‘l nostro dialogare, alzossi repentina, e dicetteci: - “Brutti zotici, villani di bassa leva, come vi permettete de parlar de siffatte sconcerie mentre vi trouate a consumar ‘si generoso pasto? Dovareste star tra li porci a grufolar jande per conversar con tali argumentazioni!”-; per lo gran salone abbattessi un cupo silenzio, tutti li Distintissimi Commensali guardottoci me e ‘l buon Conte con disprezzo considerandoci indecenti e mal edotti a la vita cortigiana e jentile.

Offeso ma non punto abbattuto da questo dire, mi rivolsi a la Gran Dama e, malcelando la stizza che prouavo molto, esordii: - "Madonna mia, Voi che tanta scienza portate teco, ben savrete le argumentazioni de “lo Maestro di color che sanno” Aristotile, ‘l quale distingueva ne le cose potenza e atto. E definiva in potenza le cose che non sono ancora e che podriano essere, mentre in atto le cose che sono. Verbigrazia un fiore di primavera è sì solo fiore in atto, ma frutto in potenza, e un infante è sì solo un putto, ma è anche uomo in potenza.”-

-“Ben lo conosco e lo capisco”- annuì la Contessa; allorchè proseguii: -“Se ben comprendete le argumentazioni dotte del Maestro, già savete che non vi è differenza tra una cosa in atto ed una in potenza, ma sono l’istesso medesimo essere visto sotto duo differenti aspetti. Lo che mi prieme assai è dirVe che ‘l cibo che imbandisce codesto eccellente desco, como qualsiasi altro alimento, è niente di più che merda in potenza, e dato che noi tutti teniamo per conto di mangiarlo, dopo averlo digerito sarà merda in atto, e gli istessi avanzi, a causa del tempo e della scomposizione de li quattro elementi, verranno ad esser merda in atto.
Con questo voglio palesar quanta poca possibilitade habbia codesta cosa che nomiamo cibo di dovenir altro da merda, solo un milagro, una maraviglia o un incanto de magia puote impedirne lo scritto fato; ‘l che vole significare che ‘l possibile e ‘l necessario, pe’l destino de li alimenti tutti, si truouano assai vicini e quasi combaciano ne la medesima istanza, o sia quella de doventar merda.”-

Tutta la bella brigata, che mi prestò attenzione e plauso per tutto ‘l durar del discorso mio, dimostrommi ‘l suo assenso. Io continuai: -“Hauendo ritenuto per vere tutte codeste premesse, si puote proseguir con un ben fatto silogismo. Se non habbia in ischifo la cibaglia, e se ‘l cibo e la merda sono l’istessa cosa (differente nell’essere solo per potenza e atto, con la potenza che habbia un possibile di poco differente da la necessitade), non puoto auer in ischifo la merda. E se non habbia in ischifo la merda, nimmanco puoto auerne in ischifo e in disgusto ‘l discorrerne.
Se poi de merda parlo, durante un bel simposio allietato da abbundanti piatti, menor ancora dovaria esser l’ischifo mio, dato che come dimostrossi or ora ‘l cibo che mangio è per certo merda; così che se non non pruovo molestia nel parlar de cibo al nutrirmi, non trouo ragion che sia degna de por in ischifo ‘l parlar de la medesima sostanza sotto un’altra forma.”-

Tutti li Degnissimi e Eminentissimi Ospiti applaudirono ‘l mio orare e trouarono altre mille ragioni et corollari de la grande veritade che pocanzi hebbi espresso. La Contessa, che n’era venuto a coscienza ‘l suo errore grossolano e stolto, scusossi molto per lo malo ardir che pose ne lo sentenziar tali infami parole verso la persona mia, e per poder trouar ‘l sollievo de lo mio perdono invitommi ‘l dì seguente a le sue ville. Andotti, e ivi trouai una mensa ancor più ricca et abbundante de quella de lo Marchese de XXX.

La Contessa per castigar ‘l marito Suo Conte, che come tutti mi dette approvazione pe ‘l mio bel discorso de la sera innante, imbandì la tavola de pevaroni in salsa de spigola (che tanto nocciono a le delicate e deboli interiora del Signor Conte) mapperò non ripieni de prugne (che troppo saria stato pe ’l l’istomaco et le budella del Suo Nobile consorte), ma de merda.”

Alla legge del Menga sempre sta contrapposta la legge del Volga, meditate gente … meditate …


Per chi non lo sapesse la legge del Menga enuncia che chi l'ha nel cul0 se lo tenga; ad essa è sempre contrapposta la legge del Volga la quale promulga che chi l'ha nel cul0 se lo tolga (e lo metta nel cul del vicin!).

(Op. cit. Fanfulla da Lodi)

27.11.05

With or without you

Quel bravuomo di Epicuro nella sua lettera a Meneceo (Diogene Laerzio, Le vite dei filosofi, libro X, 127-128) sosteneva che i desideri, ed i bisogni degl'uomini, si dividono in due categorie: quelli naturali e quelli inutili. E che a loro volta i desideri appartenenti alla categoria stessa dei naturali possono essere suddivisi ulteriormente fra quelli naturali e necessari o fra quelli naturali e non necessari. Il filosofo concludeva quest'analisi sostenendo che, chi vuole raggiungere la felicità e la serenità dell'anima, deve inanzitutto conoscere bene qual è la natura dei propri desideri, al fine di poter eliminare tutti quei bisogni inutili, e quindi dannosi proprio per l' inutilità insita in questi.

Faccio un esempio rapido di questo discorso: la fame è un bisogno naturale e necessario, quindi per essere felici dev'essere soddisfatto; la golosità di uno già sazio è un bisogno naturale ma non necessario e, prima di soddisfarla, bisogna valutarne i pro e i contro per vedere se ha senso accontentare tale desiderio; mentre voler possedere un ristorante che sforni in continuazione quintali di cibo per se stessi, è un desiderio ne' naturale ne' utile, e soffrire questo bisogno rende infelici.

Epicuro analizzava i propri desideri, al fine di eliminare tutti quelli che portano più patimenti che felicità. E io chi sono? Il più frescone? Mi metto concentratino e provo ad analizzare anch'io i miei. In special modo uno che adesso rappresenta un mio nervo scoperto, perchè nella contingenza del momento si è rivelato una vera scocciatura. Parlo del cellulare.
Vediamo: cosa mi spinge a possedere il cellulare? Il desiderio di comunicare. Comunicare è un bisogno naturale, non necessario alla sopravivenza del corpo, ma necessario alla vita della mia anima, e quindi di conseguenza fondamentale per la mia felicità.
Quindi è bene che io provi questo desiderio, ed è bene che provveda a soddisfarlo.
Ma io per soddisfare il mio bisogno di comunicare ho diverse strade: incontrare gente, scrivere lettere o e-mail, compilare il mio blog e commentare quelli altrui, telefonare al/col fisso o al/col mobile.
Tutte queste opzioni hanno pro e contro, e se voglio essere felice devo usarle in modo che goda al massimo dei loro benefici, esculdendo il più possibile i loro fattori negativi. Inoltre è bene valutare l'escusione totale di quelle opzioni i cui pro sono pressochè irrilevanti rispetto ai contro.

Vengo al cellulare a provo a farne un'analisi dividendone fattori positivi e negativi, naturalmente alcune affermazioni apparterranno ad entrambe le categorie:


PRO:
  1. Sono rintracciabile ovunque e da chiunque, aumentando al massimo la mia reperibilità.
  2. Posso contattare rapidamente chiunque, ovunque io sia, per qualunque motivo, dal più grave alle ca22ate.
  3. Mi serve per lavorare.
  4. Come rubrica o agenda è molto pratico.

CONTRO:
  1. Sono rintracciabile ovunque e da chiunque, riducendo fortemente la mia privacy.
  2. Spendo, nel grosso dei casi, un botto di soldi per usarlo.
  3. Devo stare attento a come lo uso nei luoghi pubblici.
  4. Per non apparire maleducato (o dare adito a proccupazioni) verso chi mi sta contattando devo comunque rispondere a chiamate o sms, interrompendo la maggior parte delle attività che sto svolgendo.
  5. Rispondere al cellulare, e magari starci un bel po', mi costringe ad essere maleducato verso le persone con cui sono in quel momento.
  6. Usandolo in macchina, tra cercarlo se suona o scrivere sms, vado a rischio incidente.
  7. Una telefonata inaspettata può dare adito a situazioni imbarazzanti o sgradevoli.
  8. Costantemente è a rischio furto o smarrimento.
  9. Se sento un qualsiasi squillo o simile di natura elettronica vado in panico e come un ossesso cerco il mio cellulare per vedere se a produrlo è stato lui!
  10. In alcuni periodi (xmas card, summer card, etc...) viene inondato da sms inutili e talvolta assolutamente stupidi.
  11. Mi costringe a tenermi sempre aggiornato sui piani tariffari per spendere meno soldi.

Direi che sono assolutamente maggiori le scocciature che gli utili che ne traggo. Molte, ma non abbastanza per eliminarlo completamente. Quindi mi conviene usarlo in modo da avere il miglior rapporto pro/contro, dove a molti utili corrispondono pochi punti negativi.
Il sistema c'è: basta tenerlo spento quando non sono in giro per lavoro. E se sono in giro, portarmelo dietro perchè "non si sa mai", per accenderlo solo in caso di comunicazioni urgenti da parte mia, o per vedere se c'è qualcuno che aveva l'emergenza di contattarmi.
Io ci provo per un mese. Se per gennaio 2006 sopravvivo senza rodermi nel frattempo il fegato, provvederò a rendere una mia regola di vita questo mio nuovo rapporto col cellulare.

25.11.05

Due palle!

Morti il 12 (di arcaica Sippiana memoria) e il 412 (Telecom docet), le rutilanti menti dei consigli di amministrazione delle aziende che vivono dell'indotto della telefonia stanno partorendo sempre più numeri che forniscono informazioni sulle altre utenze. Poco male, del resto questo genere di servizio è sicuramente utile in molte occasioni.
Ciò che mi da tristezzà, tralasciando lo scandalo sulle tariffe sollevato da Beppe Grillo e proseguito da Luttazzi (e solo per quest'argomento ci vorrebbero un centinaio di post inca22ati!!!), è la guerra che i bravi pubblicitari hanno messo in piedi.
Il conflitto inizia con i due simpatici personaggi dell'892, i quali ad essere sincero m'erano sembrati una trovata allora davvero geniale. Col loro spirito retrò anni '70, ricordavano un mix (riuscito come una maionese impazzita) tra Toni Manero che si atteggiava ad Al Pacino in "La febbre del sabato sera" e l'italico Solange che ne "La fattoria" cantava (libera e felice come una farfalla) "SOLE SOLE SOLE SOLANGE"!
Capelli tinti biondo platin(ette) e baffone scuro stile Village People, braccine scarne scoperte che escono spavalde da costumini rossi, pantaloni pure rossi, attillatissimi e scampanatissimi, con presumibile (diciamo quasi certo, va!) fagotto di calzini e/o fazzoletti sistemato in zona pacco per simulare virilità altresì improbabili.
Era ovvio che i due, supportati dalle loro avventure strampaltate e condite con un'oracchiabilissima musichina semi-ipnotica, sarebbero risultati immediatamente simpatici all'universo cosmo, trasformandosi in breve tempo in tormentone di inizio autunno.
Spot ogni mezzora su tutte le reti Tv nazionali, cartelloni, ect., martellarono le teste (e i c0gli0ni) del pubblico italiano con la medesima frequenza della campanella sulle vecchie autopompe dei vigli del fuoco.
Il troppo stroppiò e i due damerini color rubino slittarono rapidamente dalla mia rosea simpatia all'uggia più cupa!
E fin qui tutto nella norma. Ma poi venne il patatrac! Altre compagnie che dispensavo il medesimo servizio si videro il mercato (e quindi i dindi €€€) sfuggire di mano. La reazione fu tardiva, rispetto all'usuale rapidità dei tempi pubblicitari, ma decisa e parimenti ridondante; e pure subdola, infatti usò identiche armi!Ai tormentoni in tutina rossa risposero rossi tormentoni: due palle! Rosse, ma sempre due palle!
Con altra musichina popolare ed orecchiabile, ed altre strampalate avventure, questi allegri pupazzi, frutti dell'incesto tra il Gabibbo e la rana Kermit del Muppet show, da un paio di mesetti riempiono senza soluzione di continuità qualsiasi spazio pubblicitario.
Adesso mi chiedo cosa ci propineranno di nuovo i cervelloni della pubblicità, che personaggi inventeranno e cosa gli faranno fare. Vedremo.
Ad ogni modo sono molto felice: grazie ai biondini ed ai "Pelotti" (Pel + 8 al plurale °__o") adesso ho 2 simpatici jingle da canticchiare mantre faccio le mie ricerche di numeri telefonici aggratis in internet.

24.11.05

Canzoni riscoperte

In questi ultimi tempi ho ritrovato un paio di canzoni che ascoltavo con piacere almeno una ventina d'anni fa. Canzoni che ascoltate da adulto hanno davvero tutto un'altro sapore. Le pubblico perchè ne val davvero la pena. Leggetevi il testo, o magari cercatevele, sono proprio belle.

Sono anche tentato di omettere il nome dei musicisti che le hanno composte, c'è rischio che molte persone cascino nel pregiudizio di "tanto quelli scrivono solo roba del ca22o!"; quindi per evitare questo vi fornirò i dati relativi agli autori solo alla fine del post.

Eccovi i testi:

PARSIFAL (Parte I)

Chiaro è il mattino che nasce dall'Est
questa foresta è tua.
Nato selvaggio puro nell'anima
non sai paura cos'è.
Quei cavalieri simili a Dei
non li hai mai visti però
non paura nasce dentro.
Folle nell'alba tu vuoi conoscere
ciò che nel bosco non c'è
hai scoperto il tuo destino
il tuo destino nel nome che tu avrai
re della luce sarai
corri, corri, corri, corri.
Parleranno a te di Dio, del Re
le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
in un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingerà
e un dubbio ti conquisterà.
L'incantata età straniera di lei
non è gloria o vento ma dolce realtà
dentro l'erba alta al fiume
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai
sacro non diventerai
qui si ferma il tuo cammino.


INCA

Disse il soldato al suo re
nuovo mondo tu avrai
dammi tempo e vedrai.
L'indio il coltello puntò sulle stelle a ponente
e le navi contò
poi disse: oltre il mare c'è il niente
chi viene dal niente nemico non è.
Dentro la città dai muri d'oro
ai soldati il fiato si fermò
sopra l'innocenza del giaguaro
l'aquila cristiana si gettò.
L'indio il coltello puntò contro il sole
tu farmi del male non puoi.
Abbassò le braccia ai fianchi e disse: fermati
mille volte puoi colpirmi e non cadrei
una strana meraviglia prese gli uomini
il bandito di Castiglia chiese a lui
tu paura non hai
ti fai gioco di noi
il tuo trucco qual è?
Notte di fortezza e fiamme d'oro
disse l'indio: uccidimi e vedrai
vedrai con quei tuoi occhi di sparviero
il sole aprire ancora gli occhi miei
l'alba tra un po' spezzerà le tue armi
tu farmi del male non puoi.
Ma quel sogno fu silenzio e cadde fragile
ed il cuore di smeraldo si fermò
poi le spalle della notte si incendiarono
e quel sole il re del sole non svegliò.
Le navi il soldato riempi, e con l'oro parti
col permesso di Dio.

La prima canzone fa parte dell'album omonimo Parsifal del 1973, mentre la seconda appartiene all'album Stop del 1980. Queste canzoni sono dei Pooh.

Solo i maschi possono capire


La conformanzione anatomica del corpo maschile permette, nei frangenti riguradanti il catabolismo evaquativo delle minzioni (cioè "pisciando" N.d.A.), di orientare a piacer il flusso del liquido emesso. Ciò porta il proprietario dell'ugello emettente a tentare svariate imprese: dalla pulitura di eventuali residui fecali presenti sui sanitari del locale di decenza, a vergare con la propria firma la neve fresca, o più semplicemente alla classica tenzone (virile e maschia) di chi la fa più distante.
Sfido voi, miei devotissi lettori (se mai ci sarete O__°") , a raccontare qual'è stato il vostro tentativo più ardimentoso di sfidare le leggi della fisica, senza finire con le scarpe o i pantaloni bagnati.
Concludo il post con un collegamento ad una news di libero ("A gara di pipì"): leggete e traete da soli le vostre considerazioni.

E bravi giornalisti!

Giusto per non farsi venire il nervoso: ieri accendo la Tv (entità maligna che, dispensando "civiltà e progesso", possiede ogni italica dimora) ed ecco un solerte giornalista riempire il monitor per commentare le ultime ore del viaggio di Bush in Cina. L'omino lancia il servizio e nella tivvì compare, sorridente e soddisfatto, il presidente U.S.A. tutto preso a dispensare abbracci ed elogi al team dirigenziale del fenomeno Cina. E sotto queste immagini dal sapore natalizio del "siamo tutti un po' più buoni", il commento del bravo giornalista intesseva lodi su lodi al poliedrico presidente, che apriva un sano dialogo con la Cina, inaugurando un simbolico ponte tra occidente e oriente del mondo.
Tutto molto bello.
Peccato che pochi mesi or sono lo stesso giornalista lodasse il medesimo presidente per il suo impegno a liberare i poveri iraqueni dal giogo di un dittatore malvagio e tiranno, al solo fine magnanimo di donare finalmente anche a loro democrazia e diritti umani.
Magari come quelli che i governanti cinesi concedono a mani larghe al proprio popolo.
... tanto la TV è un media di passaggio, e chi la guarda dimentica presto...

Ecce Homo

E dai e dai alla fine anch'io sono entrato nell'universo parallelo dei blogger. Mah?! Vediamo un po' come va a finire 'sta storia!
Ad ogni modo ora sono "nato" e dirò la mia.